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2 luglio 2016 – il Pozzo della Madonna (il Paradiso) a Malbacco

Dopo aver incontrato un primo cartello che indica una deviazione per Azzano, trovo l’indicazione di zona a traffico limitato a Riomagno, cavolo già qui? c’è scritto due chilometri, proseguo. Ecco adesso c’è la transenna e ci sono gli addetti al controllo, di qui non si passa. siamo in zona Desiata, dove immaginavo che fosse la delimitazione, meno male che non hanno deciso di metterla più giù. C’è uno spazio libero a lato della strada, parcheggio e subito dopo va via quello davanti a me. Mi metto le scarpe da ginnastica e inizio a camminare per la strada asfaltata, incontro il primo dei cartelli numerati, Cappello si chiama la zona dove devo scendere, non Castello, come avevano scritto sul blog dove ho trovato l’indicazione del percorso, in ogni caso è il numero 4.

Per la strada ci sono diverse piante di fico,DSCN5693.JPG quelle che hanno i fichi non ne hanno di mangiabili, sono ancora troppo piccoli, i rovi sono in fiore e per oggi niente more. La strada inizia a salire, cavolo se sale, mi faccio una gran sudata. Vedo in lontananza il quarto cartello, ci sono un paio di persone lì, lo raggiungo è questo, con il pennarello hanno lasciato una scritta inequivocabile: “È QUI !!!”.

Imbocco il sentiero, si percorre abbastanza bene, grazie alle indicazioni trovate riconosco la parte vicina ad un edificio diroccato dove bisogna salire e infine arrivo. Che spettacolo, che vista, una meraviglia, il Paradiso per davvero , e qui infatti l’hanno sempre chiamato così.

Quelle poche foto che avevo visto online, temevo che fossero state rese più belle e invece è proprio così, fantastico.DSCN5755.JPG
Quanta gente, sono quasi tutti giovanissimi, in acqua non c’è nessuno, sono tutti sui sassi. Io mi bagno, l’acqua diventa subito molto profonda, non mi inoltro, ma mi immergo fino a collo, ah com’è fredda, che spettacolo, dopo la gran sudata che ho fatto ci voleva proprio, una goduria e un refrigerio inenarrabili, gelida acqua di fiume. Mi guardano tutti in modo strano, piano piano qualcuno comincia a immergersi, ma poco dopo aver toccato l’acqua ne esce infreddolito. E quelli lassù come ci sono arrivati? Ci sono due ragazzi che camminano in cima alla roccia, dove inizia lo scivolo che porta giù il getto d’acqua che lo ha scavato dritto e ripido. dopo la rinfrescata, mi metto sull’asciugamano nell’angolo che mi sono conquistata e mangio.

Dopo non molto, i due saliti lassù, si sistemano all’inizio dello scivolo e e si tuffano nella pozza, ma non si grattano la schiena così? Magari la pietra è liscia, oppure l’acqua protegge dal contatto diretto, non ne ho idea, complimenti per il coraggio. Più tardi un intero gruppo di persone va via e si libera dello spazio, bravi, portate via tutto lo sporco, bottiglie e varie. Da qualche parte, un bicchierino di plastica, una forchetta, qualcuno ha lasciato anche delle scritte su delle pietre.

Abbiate rispetto, è un luogo di una bellezza disarmante, basta così poco per preservare tutto il suo fascino naturale e selvaggio.

12 luglio 2016 – le piscine

[…]Si riparte, lungo il tragitto ci sono dei piccoli di gabbiano con il loro piumaggio ancora scuro. Il passaggio per entrare ha solo quaranta centimetri di fondale, ci si potrebbe camminare.

Arriviamo al Porto della Madonna, Le Piscine, la meraviglia assoluta, incommentabili tanto sono belle. Che fortuna, è tutto a destra, proprio dal nostro lato. Si rimane sempre troppo poco qui.

La barca si ferma per fare i tuffi a chi vuole e si ferma in una zona bellissima delle Piscine Naturali, meno male, così posso continuare ad ammirarle ancora.

Voglio andare in acqua, ma non sono capace a tuffarmi, mi fa troppa paura, voglio scendere dalla scala, ma il signore che è lì a controllare mi ferma, la scala è solo per salire. L’hanno scorso però  l’ho fatto, vero è che c’era molta meno gente.

Ci pensa e mi lascia passare, e via, sono in acqua. Alcune persone, una in particolare è molto infastidita, perché dopo di me dalla scala non scendere più nessuno, adesso vogliono tutti passare di lì e sarebbe il caos. Insomma, l’ho fatto litigare con mezza barca, risalendo l’ho ringraziato tantissimo.

Mi prende la commozione da tanta bellezza, dalla gioia di essere qui.[…]

12 luglio 2016 – Isola di Santa Maria

[…]Arriviamo all’isola e alla spiaggia di Santa Maria, un scorcio di mare dall’azzurro infinito, meraviglia. Riusciamo a conquistare subito un angolo all’ombra di una pianta dove mettere le nostre e trovare riparo dal sole e ci godiamo questa fantastica spiaggia dal mare incantevole. Fare il bagno qui è d’obbligo, in granelli di sabbia brillano nell’acqua. Arrivano altre barche e la spiaggia si riempie.

Ce l’abbiamo fatta, obiettivo raggiunto. Siamo risaliti prima sulla barca e siamo riusciti a conquistare due posti a sedere sul piano superiore che è aperto e che permette di avere una buona visuale, la prossima tappa è Le Piscine e le voglio vedere bene. Che meraviglia questa spiaggia, adesso che sono o quasi, risaliti sulle barche la si può apprezzare al meglio.

Nel frattempo arriva la pasta: pennette con un sughetto di pomodoro, cozze e gamberetti, leggermente piccante, buonissime e arriva anche il bis. I vicini di tavolo ci offrono il pane. Siamo tantissimi e l’equipaggio è stato eccezionale nell’organizzarsi per servire tutti nel migliore dei modi. Questo sì  che è un ristorante con vista.[…]

12 luglio 2016 – gita alle isole: andata

[…]Oggi non camminiamo, lo abbiamo fatto abbastanza ieri, oggi gita in barca alle isole. Arriviamo a piedi al punto d’imbarco, l’azzurro dell’acqua del porto mi stupisce ogni volta. Quando la barca arriva da Palau c’è già parecchia gente sopra e molta è qui ad aspettare, troppa. Infatti non possiamo salire sopra perché  non c’è  più  posto, dobbiamo accomodarci sotto, dai finestrini si vede poco e dobbiamo rimanere seduti o la barca si inclina, l’inizio è una delusione, io mi ero immaginata la vista meravigliosa da ammirare e da riprendere con la telecamera.

Durante il tragitto riusciamo ad uscire e a trovare un angolino all’esterno, a prua, la vista da qui è migliore. Il capitano ci dice che già da stasera il vento comincerà ad alzarsi,domani ci sarà maestrale e domani l’altro non usciranno neppure perché il vento raggiungerà  i quaranta nodi. Dovrò controllate la mappa per capire in quali spiagge sarà possibile andare. Ci dice che le dune di Baia Trinita sono state create proprio dal maestrale, adesso ho capito qual è la direzione  del vento.

Il capitano ci dice che il caratteristico colore della Spiaggia Rosa, che dopo numerosi anni sta ritornato, è dovuto ai microrganismi che vivono attaccati alla poseidonia, la stessa che circonda la zona delle Piscine Naturali e ne ossigena l’acqua. Ecco, improvvisamente la poseidonia mi sembra davvero un’alga utile.[…]

11 luglio 2016 – La Maddalena: Cala Coticcio

[…]Prendo la posizione con il navigatore per ritornare e via. Ah ecco il ponte delle meraviglie, superare il punto più alto e ammirare la vista che si apre è sempre un’emozione. La prima strada presa ci porta alle spiagge, ma oggi la meta è un’altra, torniamo indietro e prendiamo quella giusta. Ah eccoli i colori che cercavo, dall’alto si vede il panorama sull’arcipelago con le sue cale e quell’azzurro da togliere il fiato. Ecco l’inizio del sentiero, ci sono già molte auto. Cosa sono  queste nuvolette? Solo foschia passeggera spero.

Per praticità rinunciamo all’ombrellone e a parte del cibo, ci prendiamo solo il melone. Che caldo, é una faticaccia, incontriamo alcune persone che stanno tornando via. Ecco la freccia di pietre che vede solo chi sa che c’è, e finalmente Cala Coticcio, ma è solo la prima spiaggia, c’è molta gente e tanta confusione, eh sì forse venire a giugno era meglio, ma siamo qui ed è bellissimo.

Ancora uno sforzo, ci arrampichiamo ancora ed eccola, la seconda spiaggia, meraviglia assoluta, incredibile.

Le nuvole sono andate via, ce n’è una piccola a fare da capello a una roccia, ma se ne sta andando, i colori dell’acqua sono indescrivibili, vanno visti, limpida, trasparente, azzurra con qualche vaga traccia di verde, ci sono moltissimi pesci.

Dopo esserci goduti a pieno Tahiti,  così viene anche detta Cala Coticcio, riprendiamo le nostre cose e ci incamminiamo sulla via del ritorno, come sempre mi dispiace venire via.

Il  caldo che c’è a salire è inenarrabile, stanchezza  e fame, incontriamo diverse  persone che vanno nel senso opposto, qualcuna ci chiede indicazioni. Torniamo all’auto distrutti, andiamo verso una delle pinete e ci fermiamo a mangiare  i nostri panini li. Relax all’ombra e più  tardi ripartiamo per la prossima tappa.[…]

10 luglio 2016 – partenza per La Maddalena

Ah  che trauma la sveglia, facciamo finta di aver dormito bene, è meglio. Colazione, raccolta delle ultime cose da portare via e andiamo.

Oh guarda i girasoli, ma allora ci sono! L’ultima volta che sono passata da queste parti ce DSCN5873n’era solo uno qui e uno là in un paio di campi, probabilmente dove prima li coltivavano. Ecco i campi  con  pochi sparuti girasoli ci sono ancora, idea di prenderne un  paio al ritorno.

 

Arrivati nei pressi del porto, troviamo una coda che non finisce più, ci sono dei lavori in corso e la quantità  di auto che vedo davanti a noi mi sgomenta. Dobbiamo imbarcarci alla darsena toscana est, prendiamo la deviazione corrispondente e con incredula felicità, vediamo che la coda rimane sull’altra strada, via libera. Siamo arrivati  circa un’ora e un quarto prima della partenza, mi aspettavo fila e invece siamo tra i priDSCN5875.JPGmi. Saliti sul traghetto facciamo una gran fatica a trovare posto, meno male che siamo stati tra i primi a imbarcarci. Poche persone hanno occupato un gran numero disposti e a disposizione ce ne sono anche pochi.

Via, si parte. Piano piano le persone si spostano, per fortuna, prima cambiamo posto e poi ci facciamo largo, adesso abbiamo un divanetto tutto per noi e siamo comodi.

C’è  chi inganna il tempo sul pullman ricamando paillette sulle mutande e chi cuce assieme petali di rosa, in stoffa, sulla nave. La prima è la mia amica, la seconda sono io. Otto ore da far passare sono tante dovrò pur ingannare il tempo in qualche modo. Mi sgranchisco le gambe andando a fare un giretto fuori sul ponte, cibo e poi un caffè sulla nave. Abbiamo preso le maglie per coprirci i caso di aria condizionata troppo fredda, ma per questa volta non ce n’è bisogno, anzi, ho caldo.

Ho cucito petali in quantità, sono decisamente sufficienti per terminare la gonna da indossare per le prossime esibizioni, quella delle rose blu. Ho portato anche dei petali rosa, cucirò anche alcuni di quelli per arricchire anche l’altra gonna.
Un annuncio invita chi ha le cabine a sgombrarle in attesa dello sbarco, ci siamo quasi. Leggo i miei desideri e mi preparo. Scesi a Olbia imposto il navigatore per Palau dove prendiamo il traghetto per la Maddalena. Prima di partire chiamo la signora dell’appartamento che si farà trovare all’arrivo. Pronta a fare le riprese lungo il tragitto, ma arrivati davanti all’Isola di Santo Stefano ci rimango male. Lì alla base del villaggio di solito si vede una pozza d’acqua di un azzurro intenso che spicca alla base dell’isola, ma arrivati al punto che attendevo niente azzurro scintillante. Già, è ormai sera, il sole è basso, evidentemente i colori non brillano più come di mattina e pomeriggio, avrò modo di rifarmi.

A causa del senso unico la strada per arrivare è  un tantino tortuosa, ma ala fine siamo piuttosto vicini al centro. L’appartamento è perfetto, camera matrimoniale, soggiorno e bagno con tanto di vasca, c’è tutto, sembra più  una casa abitabile che un appartamento per le vacanze, sono davvero sorpresa in positivo, molto. […]

DSCN5893.JPG[…]Intanto andiamo a fare un giro in centro e soprattutto a mangiare!

È proprio vero, in cinque minuti a piedi arriviamo in centro, ah la piazza, riconosco il posto, le bancarelle, i negozi ed eccola la nostra paposceria. Mi sono spostata perché pensavo di sentire il caldo che usciva dalla porta e invece dentro hanno il climatizzatore, è proprio caldo e basta. Quasi tutti i locali hanno tv o schermi fuori, son tutti a guardare la partita.

Facciamo una passeggiata e poi a casa. C’è un  gran caldo, non si resiste, meno male che c’è l’aria condizionata in  tutte le stanze l’accendiamo per dormire.

13 marzo 2016 – Monte Altissimo

[…] Il tempo sembra piuttosto bello, ci vorrebbe qualcosa da mangiare, qualcosa di pronto da portare via. C’è il pane della mamma, che ci metto dentro? Idea, una frittata, che ridere, il pane con la frittata. La preparo mentre do una pulitina, tre uova, un paio di cucchiai di ricotta, sale e pepe. Zaini, panini, acqua, frutta e siamo a posto. Ah, non può mancare la cioccolata, quella ci vuole, è la scusa suprema per andare in montagna.

Dopo pochi metri in auto,  si accende una spia sul cruscotto, mai accaduto in ben tredici anni, la cosa mi inquieta un po’, pare non sia niente di tropo grave, potrebbe essere il catalizzatore che non funziona alla perfezione, proseguiamo.

Nel frattempo si è levato un gran vento, non è proprio l’ideale, comunque il piumino fa comodo.

La mia auto continua a darmi segnali inequivocabili, piccoli segni di cedimento, pochi giorni fa ho notato che la maniglia interna per chiuderla è per metà divelta, si è staccata una vite, ora, nel chiudere un finestrino, se sente un bel crock nell’ultimo giro della manovella. Me ne dovrò fare una ragione, prima o poi la dovrò cambiare, forse è ora.

Tratti ventosi e freddi e tratti al sole piuttosto caldi, arriviamo in cima e.. delusione! L’obiettivo era una vecchia cava dimessa, quasi sulla cima della montagna, avevo immaginato il masso su cui mi ero messa a prendere il sole qualche anno fa e invece, la cava è stata riattivata, il masso è stato spaccato e spostato e lì, nello spiazzo meta delle nostre fatiche, solo scaglie di marmo bianche e niente per sedersi.

Ci arrangiamo da una parte, un angolo in cemento dove sono i macchinari, ma non è la stessa cosa. Il panorama è meritevole, peccato la foschia che limita la visuale delle montagne, della pianura e del mare.

Torniamo all’auto con calma, a salire abbiamo impiegato poco più di due ore, a scendere non saprei, bene, comunque decisamente meno. Partiti di casa poco prima di mezzogiorno, siamo tornati verso le cinque e mezza. Stanca, molto stanca, ma felice.

Quando si inizia la salita, la meta sembra così lontana ed è in salita, quanta fatica ci aspetta, ma piano, piano, un passo alla volta, con calma, si arriva in cima. Ok, è decisamente una lezione di vita, quando si guarda a un obiettivo che sembra irraggiungibile, basta iniziare a fare un passo. La decisione di iniziare e la messa in pratica del primo piccolo gesto per dare il via alla salita, è sempre la più faticosa, ma una volta che si inizia, tenendo duro, si arriva all’obiettivo. […]

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La danza insegna

La danza insegna. Cosa? Semplicemente che si può!

A volte qualche allieva mi dice: non ce la farò mai, non mi riuscirà mai. Bonariamente la redarguisco e la esorto a provare. Alla fine il risultato c’è sempre.

Ho applicato lo stesso principio a me stessa, in fondo che maestra sarei se non dessi il buon esempio?

Renata Bandelloni

Renata Bandelloni – foto di Marco Pasquini

Quando ho iniziato a studiare il video per il casting, ho notato che alcune parti richiedevano un esercizio diverso da quello che sono solita fare. Sì mi sono anche scoraggiata, ma le ho affrontate. Ho codificato, ho provato, ho memorizzato e ho ricontrollato tutto perfezionando i dettagli.

Notare e studiare più nel dettaglio lo spostarsi di un piede, la posizione di una mano, piccoli particolari che si sono rivelati significativi per pulire quelle parti che mi facevano inciampare. Adesso eseguo tutto fluidamente e, va da sé, senza dover guardare il video guida.

Nonostante sia sempre alla ricerca di tempo, che non basta mai, sono riuscita in dieci giorni a imparare una coreografia ostica, sistemare il video e inviarlo. Ci pensavo ogni cinque minuti di tempo libero, l’ho ripassata mentalmente quando non potevo eseguirla sulla musica, in pratica un’ossessione, ma ho ottenuto il risultato desiderato.

È fatta, indipendentemente da come andrà, qualcosa ho già ottenuto.

L’unica certezza che si ha è che se ci si arrende abbiamo già perso. Se proviamo, abbiamo ancora una possibilità.

Dedicato alla baklava

[…] mi metto in coda per il banchetto greco, qui l’attesa è molta, ma ho un obiettivo ben preciso e lo devo raggiungere.

Finalmente è il mio turno, ordino una porzione di yogurt e la baklava. Eccola, è lei il mio undicesimo desiderio, avevo proprio desiderato di mangiare la baklava. Sembrerà cosa da poco, ma sono anni che l’ho in mente, che sono curiosa di provarla. Ho anche tentato di cucinare qualcosa di simile una volta, ma il risultato non è stato proprio lo stesso.

Due anni fa, ad uno spettacolo ho interpretato una della canzoni della colonna sonora di Aladin, versione italiana e il testo ad un certo punto recita:”gradisce ancora un po’ di baklava?”, da allora non me la sono più tolta dalla mente, mai vista e mai trovata prima d’ora e adesso eccola lì. L’avevo notata ieri, ma già avevo fatto spesa di dolci, inoltre ero reduce dal pranzo della mamma e mi sembrava troppo metterci anche quella, mi sono fatta scrupolo. Oggi però siamo qui a mangiare e la baklava non me la toglie nessuno.Quando ho visto il costo sono rimasta un attimo allibita, per solo un pezzetto quella cifra? Ma quando l’ho chiesta mi hanno dato il piattino con tre pezzi, e come faccio a mangiarla tutta? Intrisa di sciroppo di zucchero colante è un invito al diabete. Davvero troppo mangiarla ora tutta assieme, ne mangio metà, per il resto recupero un bicchiere di plastica pulito e ce la metto dentro, così me la porto a casa e la finisco nei prossimi giorni. Perfetto.

Evvai con un nuovo desiderio da inserire nella lista.[…]

L’ho fatto

L’ho fatto, non ci credo! Mi sono registrata e sto scaricando video e musica per la competizione. Che scossa di adrenalina, che scoglio superato, come cavolo ho fatto? Sono troppo emozionata, adesso mi prende un coccolone. Ok, sto esagerando, quello mi prenderà nel caso dovessi essere tra le selezionate. Paura, panico e terrore, ok, sto esagerando di nuovo, però muoio di fifa. Dai, la musica è solo tre minuti e sette secondi, ce la posso fare. Ce la farò? Ce la voglio fare!2015renataRed

È da ieri che ci penso, e se succede questo, e se succede quell’altro e se non ce la facessi? Che pensieri futili, bisogna sempre provare. Mentre stavo facendo opera di auto convincimento, su internet mi appare un link che sembra fatto apposta, parla di auto-sabotaggio. Sono i cambiamenti a fare paura, le novità, uscire dalla zona di comfort, così quando qualcosa richiede un cambiamento, o si crede che sia così, la mente si protegge dalle variazioni, dando tutte le ragioni per cui è inutile o dannoso provare. E allora intanto proviamoci, se tutto andrà per il meglio i cambiamenti saranno molti e grandi, le questioni da affrontare e da superare anche, ma la soddisfazione sarà alle stelle. In fondo, voglio scrivere una storia di successo, quindi devo provarci.

Mi sento così emozionata, così scossa, una gran botta di adrenalina e per ora ho solo fatto l’iscrizione, ma ho fatto il primo passo, l’ho fatto! È fondamentale, è la differenza che passa tra fare e non fare, iniziare e non iniziare, è la possibilità di raggiungere l’obiettivo, ce l’ho fatta, via alle danze.

Vi farò sapere.