In questo video tutorial, di danza del ventre, impariamo come eseguire il cerchio verticale di un fianco con le possibili variazioni d’utilizzo.
In questo video tutorial, di danza del ventre, impariamo come eseguire il cerchio verticale di un fianco con le possibili variazioni d’utilizzo.
In questa lezione vediamo come combinare i movimenti di drop, colpo in giù, dei fianchi con il lock up, blocco in su, del busto.
Buona danza!
In questo video vediamo come realizzare una combinazione di movimenti dei fianchi che ricorda una macchina da scrivere.
Uno dei movimenti base, della danza del ventre, è il cammello.
Nel video vediamo come poterlo eseguire correttamente.
Ecco, forse “vintage” è un tantino eccessivo per definire questi video.
Dieci anni fa, ballavo da solo tre anni, ma avevo già ottime idee.
Questi filmati li avevo messi online all’epoca, c’era stata una discreta quantità di lavoro dall’idea, alle riprese, al montaggio. Con il passare del tempo, però, vedevo tutti i difetti dei movimenti e quindi decisi di toglierli dal web.
Forse non fu una decisione saggia, chissà.
Li rimetto adesso, eccoli qui dopo dieci anni come se fossero nuovi.
Ne ho anche altri a onor del vero, ma intanto iniziamo con questi.
Quando mi metto in testa una cosa…
sono anni che ho in casa un darbuka, uno di quelli semplici, senza decorazioni, il minimo indispensabile. Semplice ma funzionale, insomma, fa il suo dovere.
Anni fa acquistai un dvd con la spiegazione della tecnica base e qualche ritmo. Fino ai primi esercizi tutto bene, ad un certo punto i neuroni e le dita non riuscivano più capirsi e ho in parte accantonato l’idea. Non del tutto però, forse non era il momento giusto.
Da diversi mesi ho ripreso il mio amato darbuka e ho ricominciato a darci di Dum Tek e ka e qualche cosa è uscito fuori. Il materiale a disposizione per poter imparare è cresciuto e prova e riprova ho fatto discreti miglioramenti.
Il dramma è che una volta imparata una cosetta vedi che ce ne sono altre mille e quelle semplici non ti bastano più, vuoi fare quelle difficili, perchè il darbuka è il darbuka, se ti appassioni è come la danza, ti prende e vuoi fare sempre un passetto in più.
Dopo aver fatto gli occhi languidi e aver perso sospiri dietro al darbuka dei miei sogni alla fine me lo sono comprato, è mio. Mi ha fatto penare ma ora è nelle mie mani e con uno strumento così adesso devo imparare per forza tirarne fuori qualcosa di buono. Strada da fare ce n’è, intanto ho ottenuto qualche risultato con la tecnica “splitted finger”, essì perchè la tecnica turca e araba mica è la stessa, si scoprono un sacco di cose.
Mentre continuo ad allenarmi con i finger rolls, il tremolo, l’effetto pioggia battente, continuo a indagare e scopro che c’è molto, molto di più. Insomma, c’è da studiare parecchio.
Dopo aver incontrato un primo cartello che indica una deviazione per Azzano, trovo l’indicazione di zona a traffico limitato a Riomagno, cavolo già qui? c’è scritto due chilometri, proseguo. Ecco adesso c’è la transenna e ci sono gli addetti al controllo, di qui non si passa. siamo in zona Desiata, dove immaginavo che fosse la delimitazione, meno male che non hanno deciso di metterla più giù. C’è uno spazio libero a lato della strada, parcheggio e subito dopo va via quello davanti a me. Mi metto le scarpe da ginnastica e inizio a camminare per la strada asfaltata, incontro il primo dei cartelli numerati, Cappello si chiama la zona dove devo scendere, non Castello, come avevano scritto sul blog dove ho trovato l’indicazione del percorso, in ogni caso è il numero 4.
Per la strada ci sono diverse piante di fico, quelle che hanno i fichi non ne hanno di mangiabili, sono ancora troppo piccoli, i rovi sono in fiore e per oggi niente more. La strada inizia a salire, cavolo se sale, mi faccio una gran sudata. Vedo in lontananza il quarto cartello, ci sono un paio di persone lì, lo raggiungo è questo, con il pennarello hanno lasciato una scritta inequivocabile: “È QUI !!!”.
Imbocco il sentiero, si percorre abbastanza bene, grazie alle indicazioni trovate riconosco la parte vicina ad un edificio diroccato dove bisogna salire e infine arrivo. Che spettacolo, che vista, una meraviglia, il Paradiso per davvero , e qui infatti l’hanno sempre chiamato così.
Quelle poche foto che avevo visto online, temevo che fossero state rese più belle e invece è proprio così, fantastico.
Quanta gente, sono quasi tutti giovanissimi, in acqua non c’è nessuno, sono tutti sui sassi. Io mi bagno, l’acqua diventa subito molto profonda, non mi inoltro, ma mi immergo fino a collo, ah com’è fredda, che spettacolo, dopo la gran sudata che ho fatto ci voleva proprio, una goduria e un refrigerio inenarrabili, gelida acqua di fiume. Mi guardano tutti in modo strano, piano piano qualcuno comincia a immergersi, ma poco dopo aver toccato l’acqua ne esce infreddolito. E quelli lassù come ci sono arrivati? Ci sono due ragazzi che camminano in cima alla roccia, dove inizia lo scivolo che porta giù il getto d’acqua che lo ha scavato dritto e ripido. dopo la rinfrescata, mi metto sull’asciugamano nell’angolo che mi sono conquistata e mangio.
Dopo non molto, i due saliti lassù, si sistemano all’inizio dello scivolo e e si tuffano nella pozza, ma non si grattano la schiena così? Magari la pietra è liscia, oppure l’acqua protegge dal contatto diretto, non ne ho idea, complimenti per il coraggio. Più tardi un intero gruppo di persone va via e si libera dello spazio, bravi, portate via tutto lo sporco, bottiglie e varie. Da qualche parte, un bicchierino di plastica, una forchetta, qualcuno ha lasciato anche delle scritte su delle pietre.
Abbiate rispetto, è un luogo di una bellezza disarmante, basta così poco per preservare tutto il suo fascino naturale e selvaggio.
[…]Si riparte, lungo il tragitto ci sono dei piccoli di gabbiano con il loro piumaggio ancora scuro. Il passaggio per entrare ha solo quaranta centimetri di fondale, ci si potrebbe camminare.
Arriviamo al Porto della Madonna, Le Piscine, la meraviglia assoluta, incommentabili tanto sono belle. Che fortuna, è tutto a destra, proprio dal nostro lato. Si rimane sempre troppo poco qui.
La barca si ferma per fare i tuffi a chi vuole e si ferma in una zona bellissima delle Piscine Naturali, meno male, così posso continuare ad ammirarle ancora.
Voglio andare in acqua, ma non sono capace a tuffarmi, mi fa troppa paura, voglio scendere dalla scala, ma il signore che è lì a controllare mi ferma, la scala è solo per salire. L’hanno scorso però l’ho fatto, vero è che c’era molta meno gente.
Ci pensa e mi lascia passare, e via, sono in acqua. Alcune persone, una in particolare è molto infastidita, perché dopo di me dalla scala non scendere più nessuno, adesso vogliono tutti passare di lì e sarebbe il caos. Insomma, l’ho fatto litigare con mezza barca, risalendo l’ho ringraziato tantissimo.
Mi prende la commozione da tanta bellezza, dalla gioia di essere qui.[…]
[…]Oggi non camminiamo, lo abbiamo fatto abbastanza ieri, oggi gita in barca alle isole. Arriviamo a piedi al punto d’imbarco, l’azzurro dell’acqua del porto mi stupisce ogni volta. Quando la barca arriva da Palau c’è già parecchia gente sopra e molta è qui ad aspettare, troppa. Infatti non possiamo salire sopra perché non c’è più posto, dobbiamo accomodarci sotto, dai finestrini si vede poco e dobbiamo rimanere seduti o la barca si inclina, l’inizio è una delusione, io mi ero immaginata la vista meravigliosa da ammirare e da riprendere con la telecamera.
Durante il tragitto riusciamo ad uscire e a trovare un angolino all’esterno, a prua, la vista da qui è migliore. Il capitano ci dice che già da stasera il vento comincerà ad alzarsi,domani ci sarà maestrale e domani l’altro non usciranno neppure perché il vento raggiungerà i quaranta nodi. Dovrò controllate la mappa per capire in quali spiagge sarà possibile andare. Ci dice che le dune di Baia Trinita sono state create proprio dal maestrale, adesso ho capito qual è la direzione del vento.
Il capitano ci dice che il caratteristico colore della Spiaggia Rosa, che dopo numerosi anni sta ritornato, è dovuto ai microrganismi che vivono attaccati alla poseidonia, la stessa che circonda la zona delle Piscine Naturali e ne ossigena l’acqua. Ecco, improvvisamente la poseidonia mi sembra davvero un’alga utile.[…]
[…] mi metto in coda per il banchetto greco, qui l’attesa è molta, ma ho un obiettivo ben preciso e lo devo raggiungere.
Finalmente è il mio turno, ordino una porzione di yogurt e la baklava. Eccola, è lei il mio undicesimo desiderio, avevo proprio desiderato di mangiare la baklava. Sembrerà cosa da poco, ma sono anni che l’ho in mente, che sono curiosa di provarla. Ho anche tentato di cucinare qualcosa di simile una volta, ma il risultato non è stato proprio lo stesso.
Due anni fa, ad uno spettacolo ho interpretato una della canzoni della colonna sonora di Aladin, versione italiana e il testo ad un certo punto recita:”gradisce ancora un po’ di baklava?”, da allora non me la sono più tolta dalla mente, mai vista e mai trovata prima d’ora e adesso eccola lì. L’avevo notata ieri, ma già avevo fatto spesa di dolci, inoltre ero reduce dal pranzo della mamma e mi sembrava troppo metterci anche quella, mi sono fatta scrupolo. Oggi però siamo qui a mangiare e la baklava non me la toglie nessuno.Quando ho visto il costo sono rimasta un attimo allibita, per solo un pezzetto quella cifra? Ma quando l’ho chiesta mi hanno dato il piattino con tre pezzi, e come faccio a mangiarla tutta? Intrisa di sciroppo di zucchero colante è un invito al diabete. Davvero troppo mangiarla ora tutta assieme, ne mangio metà, per il resto recupero un bicchiere di plastica pulito e ce la metto dentro, così me la porto a casa e la finisco nei prossimi giorni. Perfetto.
Evvai con un nuovo desiderio da inserire nella lista.[…]